I Macchiaioli

Un segno apparentemente semplice e immediato per rappresentare la vita quotidiana e scorci del paesaggio

Il termine Macchiaioli venne usato per la prima volta sulla Gazzetta del Popolo nel 1862.

Nella seconda metà del secolo si riunivano a Firenze abitualmente al caffè Michelangelo, per le loro discussioni, dando vita ad un movimento che si proponeva il rinnovamento della pittura abbandonando le rappresentazioni storico-mitologiche del Romanticismo ed hanno costituito la più importante scuola artistica italiana dell’Ottocento.

I principali esponenti di questo movimento furono: Vincenzo Cabianca, Cristiano Banti, Nino Costa, Vito d’Ancona, Odoardo Borrani, Giuseppe Abbati, Raffaello Sernesi, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini.

Alcuni esponenti del movimento dei Macchiaioli

I macchiaioli in atteggiamento spensierato. Da sinistra seduti: Serafino de Tivoli, Saverio Altamura, Silvestro Lega, Ferdinando Bonamici.
Da sinistra in piedi: Giuseppe Bianchi, ignoto, Cristiano Banti, Odoardo Borrani.

Tra le componenti che caratterizzano il movimento c’è l’interesse di fissare l’immagine con macchie di colore dipingendo all’aria aperta, a contatto con la natura e per sottolineare gli aspetti quotidiani ed autentici della vita.

1. Giovanni Fattori

Giovanni Fattori nacque a Livorno il 6 Settembre 1825 e morì a Firenze il 30 Agosto 1908.

Nel 1846 si trasferì a Firenze dove entrò in contatto con il gruppo del Caffè Michelangelo ed iniziò a frequentare l’Accademia di Belle Arti.

I suoi primi dipinti furono scene storiche spesso tratte dalla storia del Medioevo o del Risorgimento.

Prese parte alle battaglie per l’unità d’Italia e il suo primo lavoro di soggetto risorgimentale fu “Il campo italiano durante la battaglia di Magenta”.
A partire da questo dipinto, il soggetto militare divenne uno dei favoriti delle sue opere nelle quali rappresenta scene di battaglie, soldati e cavalli.
Un altro tema ricorrente fu il paesaggio in particolare quello della sua terra: la Maremma toscana, dove focalizzò la sua attenzione al paesaggio della campagna e scene di vita quotidiana.

In vedetta

Giovanni Fattori, In vedetta, 1872, olio su tela, cm. 37 × 56, Collezione privata

2. Silvestro Lega

Silvestro Lega nacque l’8 dicembre del 1826 a Modigliana, in Toscana.

Molto giovane si recò a Firenze dove si iscrisse all’Accademia di Belle Arti.

Attraverso la pittura di soggetti risorgimentali, approfondì lo studio sul colore e la resa atmosferica che lo portarono ad aderire più tardi, al gruppo dei Macchiaioli.

Realizzò le sue opere migliori tra il 1867 e il 1868, come Il canto dello stornello, Il pergolato, La visita, che rimangono tra le opere più alte dell’Ottocento italiano.

Il contenuto dei suoi quadri mette in evidenza la semplicità che caratterizzano la piccola borghesia italiana di quegli anni.

Un dopo pranzo o il pergolato

Silvestro Lega, Un dopo pranzo o il pergolato, 1868, olio su tela, Pinacoteca di Brera, Milano

Paesaggio del Gabbro con contadini

Silvestro Lega, Paesaggio del Gabbro con contadini , olio su tela, cm. 26X29

Alla villa di Poggio al Piano

Silvestro Lega, Alla villa di Poggio al Piano, olio su tela, cm. 34 X 60,5

4. Telemaco Signorini

Telemaco Signorini (1835-1901) fu il più colto del gruppo dei Macchiaioli e, oltre ad essere un artista di grande qualità, fu anche un ottimo scrittore.

Osservando le sue opere si possono distinguere due fasi principali, nella prima è evidente la pittura a “macchia” caratterizzata da contrasti di luce e di toni, mentre nella seconda si avverte un addolcimento dei colori, forse per i suoi contatti con gli artisti di francesi.

Rimase punto fermo nella sua arte, il concetto secondo il quale, il paesaggio doveva essere una rappresentazione della contemporaneità e lo sviluppò ampiamente dirigendosi sempre più verso il realismo.

All’inizio degli anni Sessanta utilizzò una tecnica nuova per rappresentare le case e i rustici di Riomaggiore, luogo da lui molto amato dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.

Signorini non ebbe uno stile unitario ma lo variò in base al tipo di paesaggio: toscano, parigino o inglese. Questo dimostra la capacità che aveva l’artista di capire e rendere le differenze di cultura, natura ed atmosfera di luoghi diversi.

Il ghetto di Firenze

Telemaco Signorini, Il ghetto di Firenze, 1882, cm 95×65

Mercato vecchio di Firenze

Telemaco Signorini, Mercato vecchio di Firenze, olio su tela, 1883

La piazzetta di Settignano

Telemaco Signorini, La piazzetta di Settignano, 1880, Olio su tela

5. I Macchiaioli e la scuola di Castiglioncello

Castiglioncello è il luogo che più ha arricchito la creatività dei pittori Macchiaioli che raffigurarono nei loro dipinti, scene di vita quotidiana, paesaggi marini e le colline limitrofe.

La scoperta di questa zona avvenne grazie al critico d’arte Diego Martelli che, nel 1861 ereditò un ampio terreno che si estendeva da Castiglioncello fino alle colline di Nibbiaia.

Cominciò ad invitare diversi amici frequentatori del Caffè Michelangelo di Firenze, dove in genere si riunivano i pittori macchiaioli. Diego divenne il riferimento culturale del movimento per il sostegno ed i consigli che dava agli artisti. Nacque così, attorno alla sua personalità, la cosiddetta Scuola di Castiglioncello.

Diego Martelli a Castiglioncello

Giovanni Fattori, Diego Martelli a Castiglioncello, 1866-1870, olio su tavola,cm. 13 × 20, Milano collezione Jucker

All’epoca Castiglioncello era un minuscolo borgo di pescatori e contadini, dipinti da questi artisti con sapienti macchie di colore che accentuavano la bellezza di questa zona in riva al mare.

Furono molti gli ospiti che dalla prima estate del 1861, si erano avvicendati nella tenuta di Castiglioncello, ma il frequentatore più assiduo fu Giuseppe Abbati, a cui seguirono Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Giovanni Fattori, Vincenzo Cabianca, Telemaco Signorini e Silvestro Lega.

Silvestro Lega dipinge in riva al mare

Giovanni Fattori, Silvestro Lega dipinge in riva al mare, 1866, olio su tavola,
cm. 12,5 × 28, Milano, Collezione Jucker

Nelle estati del 1864 e 1865 Abbati insieme a R.Sernesi e O.Borrani, aveva dato vita ad una vera e propria intesa artistica che ebbe come risultato opere di altissima qualità e ne sono un esempio: Marina di Castiglioncello di Sernesi, Orto a Castiglioncello di Borrani e Carro rosso con bovi di Abbati.

Baia a Caletta

Giuseppe Abbati , Baia a Caletta,1863, olio su tavola, cm. 13 × 40 , Collezione privata

I Macchiaioli a seconda del loro temperamento, concorsero a rendere quell’esperienza figurativa determinante per le loro nuove ricerche.

Lontani dalla città, il cielo e il mare di Castiglioncello e la campagna agreste che la circonda, suggerirono a questi artisti splendide opere che ci permettono di conoscere angoli suggestivi in cui si trovarono immersi, soggiornando in questo piccolo borgo.

 

Segui Bagni Nettuno